Press Enter / Return to begin your search.

4 commenti su “Architettura e matrimonio (L’amore per la carta)”

  1. Il mondo dell’architettura e dell’edilizia in generale è ancora molto maschilista, e lo è al di là della maternità. Noi progettiste ne siamo tutte consapevoli! Solo durante gli anni universitari non abbiamo subito differenze di genere, ma dal primo giorno in cui mettiamo piede in un cantiere, magicamente scopriamo questa realtà. Il diventare madre non fa altro che accentuare questo problema. Il problema non è quello di organizzare il nostro lavoro o di sperare che i nostri eventuali soci e colleghi lo facciano, perchè è la società italiana ad essere strutturata così! In altri paesi europei (che ho citato anche nell’intervista), gli orari lavorativi coincidono con quelli scolastici. In Italia no. La struttura della società e del mondo del lavoro non ha nessuna forma di congruenza con quella scolastica. Tutto si basa magicamente sull’aiuto della famiglia (nonni, zii, cognati) e per chi non ha disponibilità di questa tipologia di aiuto (noi ad esempio) su babysitter e supporto reciproco (mio marito sta con le bambine durante tutte le ore ed i giorni in cui non lavora, in modo tale che possa farlo io). Insomma, giusto per essere concrete, puoi riuscire ad organizzarti in qualche modo solo se sei veramente libera di farlo! Se sei il capo di te stessa (vedi il tuo capo in Spagna), sei libera di scegliere come e quando lavorare ed in qualche modo riuscire a conciliare il tutto, ma nelle forme di lavoro dipendente questa libertà è assente a tal punto, da rendersi spesso inconciliabile con la maternità (purtroppo)

  2. Grazie per il commento, Archibooks! Premetto che le interviste che scrivo non rappresentano verità universali, ma rispecchiano l’esperienza delle persone con le quali mi trovo a parlare.
    Detto questo, sono d’accordo con te sul fatto che la società per prima e la famiglia poi ci trasmettano l’aspettativa che sia la madre ad occuparsi dei figli. E’ innegabile che, se si fanno alcune scelte, almeno nei primi mesi un bambino sia oggettivamente più dipendente dalla madre.
    Sono d’accordo con te anche sul fatto che la collaborazione in una famiglia sia fondamentale, ma a volte non basta. In qualsiasi tipo di lavoro una donna che diventa madre sperimenta delle difficoltà, quindi si potrebbe dire che è il mondo del lavoro (e non solo quello dell’architettura) ad essere più facile per gli uomini, ma certamente nella libera professione ci sono difficoltà diverse e più pressanti perché mancano una serie di tutele che dovrebbero aiutare le donne e non lasciarle sole.
    Lasciando da parte la maternità, posso dirti comunque che – per esperienza – il mondo dell’architettura non sia ancora facile per le donne: negli studi, nei cantieri, con i clienti, con i fornitori, si vivono e si vedono piccoli e grandi episodi in cui le differenze di genere ti vengono ben schiaffate in faccia. Non mi disturba riconoscere e testimoniare un pregiudizio, mi interessa combatterlo e superarlo.

  3. “È stato in quel momento che mi sono accorta che quello dell’architettura e dell’edilizia è un mondo ancora molto maschilista, o almeno molto più facile per gli uomini: non che prima non lo sapessi, ma da studentessa brillante quale ero mi sono sempre detta: “Non importa: sono brava e spaccherò lo stesso!”.”
    Questo passaggio non mi ha pienamente conivinto. Nel senso: siamo sicuri che sia il mondo del lavoro profondamente maschilista e non l’ambiente famigliare? Senza entrare nel merito della vita privata di Luana, la gestione dei bambini dovrebbe essere ripartita tra entrambi i genitori, permettendo di conciliare figli e lavoro al meglio. Analogamente, i suoi soci, se potevano permettersi di fare meeting dopo le 19, probabilmente, se non single, avevano alle spalle una famiglia con la gestione dei ruoli di stampo patriarcale.
    Detto questo, ho lavorato per un breve periodo in Spagna e mi è piaciuto tantissimo l’atteggiamento del mio capo, architetto, che usciva sempre puntuale nella pausa pranzo per prendere il figlio a scuola e pranzare a casa e in generale aveva un bel equilibrio casa/lavoro. Insomma secondo me era un bell’esempio di gestione di ruoli famigliari tra lui e la moglie.
    Comunque complimenti per il sito e per la capacità di crearsi un lavoro che dia soddisfazione! 😉

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.